Il quarto requisito by Stefano Soli

Il quarto requisito by Stefano Soli

autore:Stefano Soli [Soli, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Dopo

«Sono rimasti quelli col salame.»

La cliente osserva la piccola vetrina del camion bar. Un unico vassoio semivuoto con sopra quattro panini all’olio mosci. Non ispirano, non ispirano proprio.

«Lo mangia subito?»

«No, guardi, mi dia le patatine.»

Il venditore afferra dall’espositore l’ultimo pacchetto e lo porge alla cliente.

«Con l’aranciata sono due euro e cinquanta.»

Maledizione! Ma quanto diavolo ci mette sua figlia a ritornare dal supermercato, dove in fretta e furia l’ha spedita nel tentativo di procurare qualche etto di prosciutto e un po’ di pizza bianca, nella speranza di rimediare al tragico errore compiuto facendo l’ordine la sera precedente. E dire che ha preso il triplo della merce che vende abitualmente. Aveva previsto un afflusso di una certa rilevanza. Mai di una simile portata, una giornata come questa e porti a casa l’incasso di un intero mese. Un funerale, cazzo! Mica un concerto o una partita. Rammaricato per la tragica sottovalutazione dell’evento, per i lauti guadagni virtuali non tramutatisi in moneta, fissa con odio il camion bar del concorrente, preso d’assalto dalla folla e ancora pieno di leccornie e di ogni ben di Dio. Accidenti a lui! A lui che ha saputo vederci così lungo.

Il piazzale è gremito di persone. Camminano strusciando i lembi dei cappotti sulle berline scure, parcheggiate un po’ ovunque. Il petto in fuori, dritti come tacchini, l’aria indolente, dissimulano il voyeurismo macabro che li ha portati lì, buttando l’occhio alle colonne e al rosone della chiesa con studiata indifferenza. Qualcuno addirittura indica col dito, come se davvero fosse venuto per ammirare i monumenti, la basilica forense o la cattedrale, e non per la funzione che si sta svolgendo dentro.

Seduta su un muretto poco distante dall’ingresso della chiesa, Anna sorseggia una bibita in lattina. Un gruppo di anziani è accalorato in un’animata discussione. Un donnone pettoruto con la voce da baritono sta tenendo banco.

«Tanto non lo beccano mica l’assassino. Mezza Trieste dovrebbero indagare. O in galera o morto ammazzato. Così doveva finire quel balordo.»

Un vecchietto prova timidamente a dir la sua: «Sono i soldi! Quando son troppi...».

«Macché soldi!» gli va un altro sulla voce. «Era bacato nella testa. Sai le denunce che aveva avuto? Faceva collezione.»

Ringalluzzito dall’implicita conferma alla sua tesi contenuta in quelle parole, il vecchietto si impone sugli astanti con tutta la decisione di cui è capace.

«Esatto, infatti, i soldi! Un poveraccio alla prima che faceva, via dentro e buttavano la chiave. Ne ha comperate il Furlan di ville agli avvocati.»

Da tre giorni a Trieste non si parla d’altro. Le modalità dell’esecuzione, la determinazione e la brutalità degli assassini. Il tutto amplificato dall’appartenenza della vittima a una famiglia molto in vista. L’unico fatto certo è che le indagini si preannunciano complesse. La militanza politica, la quantità di nemici potenziali. Usura, droga, regolamento di conti. Storie di corna. Ma quale politica, è ovvio che si tratta di camorra!

I pareri si scontrano. Chiunque ne ha uno e ci tiene a manifestarlo. Il vocio si attenua, scema fino a spegnersi del tutto. L’eccitazione si propaga tra i curiosi come un’onda, le teste si voltano all’unisono verso lo stesso punto.



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